“Abbiamo mantenuto la nostra promessa di semplificare la legislazione dell’UE”. Con queste parole Adam Szłapka, ministro polacco degli Affari dell’Unione europea, ha commentato la decisione del Consiglio che ha dato il via libero definitivo al rinvio dei termini sull’adozione della direttiva stop the clock, che tanto preoccupava le imprese europee.
Con la scelta del Consiglio, che segue il via libero del Parlamento su proposta della Commissione europea, sono state spostate le date applicazione di alcuni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e alla cosiddetta due diligence delle imprese ai fini della sostenibilità, nonché il termine di recepimento delle disposizioni in materia di due diligence. Si tratta più precisamente della direttiva CSDDD, Corporate Sustainability Due Diligence Directive, e della direttiva per la rendicontazione di sostenibilità, la CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive.
“La rapida adozione della direttiva rappresenta un importante primo passo verso l’obiettivo di ridurre la burocrazia, garantire la certezza del diritto alle nostre imprese e rendere l’UE più competitiva” ha proseguito Adam Szłapka. A seguito dell’adozione della decisione del Consiglio l’atto legislativo sarà pubblicato nella prossima Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione. Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva nel loro diritto nazionale entro il 31 dicembre 2025.
Una scelta, quella dell’Unione Europea, in cui la parola d’ordine è semplificazione, a sostegno delle imprese europee che negli anni sono state gravate da una serie di norme molto tecniche e circonstaziate che sono state lette come un pesante onere per la produttività. E che però può essere interpretata come un ulteriore depotenzionamento delle ambizioni del Green Deal, col quale l’UE intendeva porsi come leader della transizione ecologica a livello globale.
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Cosa prevede il rinvio UE
La proposta della Commissione, approvata prima dal Parlamento e poi dal Consiglio, fa parte del pacchetto Omnibus I, adottato dalla Commissione alla fine del febbraio 2025 per semplificare la legislazione dell’UE in materia di sostenibilità. “In considerazione delle implicazioni significative per la comunità imprenditoriale, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno accordato alla proposta la massima priorità al fine di garantire alle imprese dell’UE la necessaria certezza del diritto per quanto riguarda i loro obblighi relativi alla rendicontazione e al dovere di diligenza” si legge nel comunicato stampa del Consiglio.
I colegislatori dell’UE hanno pertanto sostenuto la proposta della Commissione di rinviare:
- di due anni (fino al luglio 2027) l’entrata in applicazione degli obblighi di cui alla direttiva relativa alla rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD) per le grandi imprese che non hanno ancora avviato la rendicontazione e le PMI quotate;
- di un anno il termine di recepimento e la prima fase dell’applicazione (riguardante le imprese più grandi) della direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD).
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) obbliga le imprese e i relativi partner a monte e a valle (compresi quelli per l’approvvigionamento, la produzione e la distribuzione) a prevenire, fermare o attenuare le ripercussioni negative delle loro attività su ambiente e diritti umani. Nella direttiva si citano a titolo di esempio schiavitù, lavoro minorile, sfruttamento dei lavoratori, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione del patrimonio naturale. La CSRD introduce obblighi di trasparenza più dettagliati sull’impatto delle imprese sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali. Grazie
Il rapido accordo concederà dunque alle istituzioni europee il tempo per concordare modifiche sostanziali alla CSRD e alla CSDDD, che potrebbero essere, a seconda dei punti di vista, semplificate o depotenziate.
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Prosegue il nuovo corso della Commissione UE
Che l’aria sia cambiata all’interno delle istituzioni UE è ormai chiaro a tutti. Col disimpegno ambientale, a favore del riarmo, che sempre più è una realtà conclamata, come dimostra anche l’ultimo provvedimento che abbiamo esaminato. Ed è lo stesso Consiglio a ripercorrere questo percorso in breve.
“Nell’ottobre 2024 – si legge nel comunicato stampa sul rinvio della stop the clock – il Consiglio europeo ha invitato l’insieme delle istituzioni, degli Stati membri e dei portatori di interessi dell’UE, in via prioritaria, a portare avanti i lavori, segnatamente per rispondere alle sfide individuate nelle relazioni di Enrico Letta (“Much more than a market”) e di Mario Draghi (“The future of European competitiveness”). Nella dichiarazione di Budapest dell’8 novembre 2024 si è in seguito chiesto di avviare una rivoluzione di semplificazione che garantisca un quadro normativo chiaro, semplice e intelligente per le imprese e riduca drasticamente gli oneri amministrativi, normativi e di informazione, in particolare per le piccole e medie imprese”.
L’impegno dunque va avanti da almeno sei mesi, e si può dire col senno di poi che il 2024, passato alla storia come l’anno delle elezioni (dall’India agli Stati Uniti passando per la stessa UE), è l’anno cruciale in cui il mondo ha intrapreso una retromarcia sull’ambiente che, si spera, possa essere transitoria.
“Il 26 febbraio 2025, a seguito dell’invito dei leader dell’UE – prosegue il Consiglio – la Commissione ha presentato due pacchetti omnibus, volti a semplificare la legislazione in vigore rispettivamente nei settori della sostenibilità e degli investimenti. Il 20 marzo 2025 i leader hanno sollecitato i colegislatori a portare avanti, in via prioritaria e con un elevato livello di ambizione, i lavori sui pacchetti omnibus di semplificazione, nell’ottica di finalizzarli quanto prima nel 2025. Nella stessa occasione il Consiglio europeo ha specificamente invitato i colegislatori ad adottare il meccanismo di rinvio dei termini (stop-the-clock) senza indugio e al più tardi entro giugno 2025”.
Un iter accelerato che conferma che quando c’è la volontà politica si possono ottenere grandi risultati. La speranza è che tale passo deciso possa esserci ora sull’economia circolare.
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