Valeria, 32 anni, un diploma da estetista, uno da meccanico e il sogno di aprire la sua officina. Alì, 30 anni, seconda generazione di una famiglia originaria del sud del Libano, laurea in Scienze e tecnologie della ristorazione e la voglia di aprire un piccolo laboratorio culinario specializzato nella preparazione di piatti della tradizione gastronomica libanese. Monica, 43 anni, un diploma da estetista e il sogno di aprire la sua accademia a Mira, in provincia di Venezia, dove vive. Quelli di Valeria, Alì e Monica sono solo alcuni dei sogni che si stanno realizzando in Italia grazie al supporto di PerMicro una società che offre credito a persone in condizioni di vulnerabilità con una missione chiara: favorire l’inclusione sociale attraverso l’accesso al microcredito.
Dal microcredito al credito ordinario: l’impatto sociale di PerMicro
Fondata a Torino nel 2007 con il supporto di Oltre Venture e della Fondazione Paideia, oggi PerMicro è presente in quasi tutte le regioni italiane con 23 filiali. L’ultima è stata inaugurata lo scorso 7 aprile a Padova, all’interno della sede di Banca Etica che dal 2019 è socia di PerMicro, con una partecipazione del 10% nel capitale sociale. In questi cinque anni la collaborazione tra le due realtà ha dato vita a numerose iniziative di inclusione finanziaria, rivolte in particolare a imprese avviate da donne, persone migranti e altre categorie vulnerabili. L’apertura della nuova filiale di PerMicro a Padova rafforza questa partnership fondata su valori comuni e una visione strategica condivisa, già sperimentata con successo a Firenze e Lamezia Terme, dove PerMicro condivide gli spazi con Banca Etica e realtà a essa collegate.
«Accompagniamo le persone verso l’accesso al credito ordinario», spiega Benigno Imbriano, amministratore delegato di PerMicro. E aggiunge: «Fino al 2024 abbiamo erogato 40.555 finanziamenti, per un totale di 336.299.255 euro, dei quali 6.399 destinati a microimprese e 34.156 a famiglie».
Il Politecnico di Milano misura annualmente l’impatto sociale generato dall’attività di PerMicro. Analizzando i dati, tra il 2009 e il 2021, si evidenziano risultati significativi: ben 1.070 imprenditori e 7.054 famiglie, grazie al supporto ricevuto, sono passati da una condizione di non bancabilità all’accesso al credito tradizionale. Inoltre, sono stati creati 3.052 nuovi posti di lavoro attraverso l’assunzione di personale da parte di imprenditori finanziati da PerMicro. Ben 1.433 imprenditori sono riusciti a passare da una condizione lavorativa precaria a una stabile, mentre 2.168 hanno registrato un incremento del proprio reddito mensile.
Imbriano precisa: «Tutto questo è possibile perché PerMicro è un’istituzione finanziaria con una compagine azionaria composta da dodici soci. Al 31 dicembre 2024, il capitale sociale era suddiviso tra quattro istituti di credito, quattro fondazioni e quattro società di private equity, tutte attente all’impatto sociale dei propri investimenti. Il principale azionista e partner industriale di PerMicro dal 2012 è Bnl Bnp Paribas». E aggiunge: «nessuno dei nostri soci è interessato a realizzare un dividendo attraverso PerMicro, bensì a generare impatto sociale sui territori. Segnalo che il 2024 è stato il primo anno in cui abbiamo realizzato il risultato economico di pareggio. La storia di PerMicro quindi ha sempre visto i nostri soci sostenere l’azienda anche in momenti in cui i risultati economici non sono stati positivi».
Dott. Imbriano ciò che ci descrive è un po’ inusuale…
«Certo, può sembrare inusuale, ma PerMicro non è un’istituzione finanziaria nel senso tradizionale del termine. Noi affianchiamo le persone, entriamo nelle loro vite, ci facciamo carico delle loro difficoltà finanziarie. Spesso seguiamo persone che non hanno garanzie da offrire, ma possiedono competenze, sanno fare un mestiere, hanno due mani che sanno lavorare. E noi crediamo nella loro possibilità di farcela. Diamo loro fiducia laddove altri non riescono. Credo che in Italia non ci siano altre realtà finanziarie che facciano altrettanto».
Ma perché lo fate?
«Perché il nostro obiettivo è quello di aiutare le persone a sentirsi realizzate e a rientrare nel sistema bancario ordinario. Inoltre la loro realizzazione ha una ricaduta positiva sull’intera società. Per esempio, dall’analisi del nostro impatto sociale emerge che, grazie al supporto che abbiamo fornito a famiglie e imprese in questi anni, abbiamo generato un aumento delle entrate statali di 132milioni di euro. E, ancora, abbiamo permesso di ridurre la spesa pubblica di oltre 17milioni di euro, cifra che abbiamo calcolato sui sussidi sociali non distribuiti dallo Stato perché le persone sono passate da una situazione lavorativa precaria o assente a una stabile».
Ma chi sono i vostri clienti?
«Migranti, giovani, donne. Spesso ci vengono inviati dagli istituti bancari che per i loro criteri li valutano non bancabili ma intravedono delle potenzialità. Altre volte sono i canali dell’associazionismo, delle comunità etniche e di quelle religiose che ci presentano delle persone. Posso dire che c’è una differenza tra chi si è rivolto a noi prima della pandemia e chi dopo. Prima la prevalenza delle persone che si rivolgeva a PerMicro era costituita in gran parte da migranti, dopo la pandemia è cresciuta la quota di italiani, piccoli artigiani, imprenditori che hanno avuto un momento di difficoltà a causa della pandemia oppure persone che, a causa dei bassi stipendi, non hanno accesso al credito ordinario. Le persone che si rivolgono a noi hanno bisogno di piccole somme a volte anche solo per comprare i mobili di casa o per avviare un’attività artigianale. È importante precisare che chi si rivolge a PerMicro non ha un problema di sovraindebitamento, perché noi scegliamo di non aggravare situazioni economiche che già attraversano determinate complessità. Infatti, parliamo di inclusione finanziaria perché la nostra mission prevede l’accompagnamento delle persone verso una piena inclusione sociale».
Come li accompagnate in questo percorso verso il credito ordinario?
«La cosa più importante è l’ascolto dei loro bisogni ma anche delle loro preoccupazioni. Poi scegliamo con loro quella che può essere la soluzione per il loro progetto imprenditoriale o famigliare. Gli obiettivi della nostra mission sono quelli di supportare più persone possibili a realizzare i loro progetti imprenditoriali e garantire, l’attenzione al sostegno delle famiglie vulnerabili e fragili, rispetto ai loro bisogni di base. PerMicro, tra le attività a corredo del credito, offre servizi di accompagnamento alle imprese, redazione dei business plan per eventuali aspiranti imprenditori o educazione finanziaria agli individui».
Ci fa degli esempi della vostra attività di educazione finanziaria?
«Certamente. Farò due esempi di progetti finanziati dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea. Il primo si è concluso lo scorso febbraio. Empower – Migrants in professional welfare &v economic rights, questo il nome del progetto che ha avuto l’obiettivo di favorire l’inclusione economica e finanziaria dei cittadini non dell’Unione europea residenti a Torino e provincia. Sono stati organizzati incontri di educazione finanziaria, abbiamo offerto supporto all’avvio di attività imprenditoriali attraverso l’accesso al credito e abbiamo gestito un fondo perduto destinato a sostenere percorsi di formazione professionale finalizzati all’occupabilità. Le persone migranti rappresentano una risorsa preziosa, soprattutto se vengono messe nelle condizioni di acquisire le competenze e conoscenze necessarie per partecipare attivamente alla vita economica e sociale della comunità, diventando così economicamente indipendenti. Sempre nell’ambito dell’inclusione, grazie alla collaborazione con le associazioni MicroLab e Terra e Pace, è stato realizzato il progetto Women to be free, rivolto a 40 donne vittime di violenza domestica, ospitate in case rifugio nelle regioni Lazio, Molise, Abruzzo, Emilia-Romagna e Campania. Il progetto ha offerto percorsi di formazione e tutoraggio individuale, con l’obiettivo di aiutarle a ritrovare autostima e forza, attraverso il lavoro e l’autonomia economica».
In conclusione ci spiega meglio perché ritenete che l’educazione finanziaria e al lavoro sono determinanti sia per l’individuo che per la comunità in cui è inserito?
Perché crediamo che siano fondamentali per sostenere l’affermazione delle individualità e dei progetti di tutti, compresi i più fragili. Essere inclusivi in questo senso, secondo noi è determinante per sostenere l’economia reale e i cambiamenti che la società italiana si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
Nella foto di apertura i giovani clienti PerMicro del bar Coppi (Foto PerMicro)
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