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«Su prospettive economia incertezza eccezionale»


La Bce taglia i tassi di 25 punti base per la settima volta da giugno scorso e porta il tasso sui depositi, quello di riferimento, da 2,50% a 2,25%. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali cala da 2,65% a 2,40%, quello sui prestiti marginali da 2,90% a 2,65%. La Banca centrale europea ha preso «una decisione unanime. Nessuno si è espresso in favore di un taglio da 50 punti base». Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, aggiungendo «c’è stato qualcuno che ha sollevato il tema di un taglio da 50 punti base», ma «è stata solo una parte del dibattito, nessuno ha portato argomenti in favore»

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Mutui, quanto si risparmia dopo il taglio dei tassi Bce: la rata scende di 17 euro

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Le motivazioni

«L’economia dell’area dell’euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali. È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Tali fattori possono gravare ulteriormente sulle prospettive economiche per l’area dell’euro»: lo afferma la Bce al termine del consiglio direttivo.

La Bce, nel suo comunicato stampa sui tassi d’interesse, ha abbandonato il riferimento alla condizione “restrittiva” dei tassi d’interesse, una decisione che riflette probabilmente il fatto che i tassi sono ora in area “neutrale”. Nel suo comunicato di marzo la banca centrale spiegava che «la politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva», una formula ora del tutto abbandonata.

Le parole di Christine Lagarde

«I rischi al ribasso per la crescita dell’area euro sono aumentati». Lo ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, spiegando che il clima creato dalla guerra commerciale «abbasserà la crescita indebolendo l’export», rischia di pesare su investimenti e consumi e «potrebbe portare a una stretta sulle condizioni finanziarie». «Allo stesso tempo – ha detto Lagarde – un aumento della spesa nella difesa rafforzerebbe la crescita». «I rischi al ribasso per la crescita dell’area euro sono aumentati», ha aggiunto Lagarde, spiegando che il clima creato dalla guerra commerciale «abbasserà la crescita indebolendo l’export», rischia di pesare su investimenti e consumi e «potrebbe portare a una stretta sulle condizioni finanziarie». «Allo stesso tempo – ha detto Lagarde – un aumento della spesa nella difesa rafforzerebbe la crescita».

Gli effetti sulle borse

Si mantengono fiacche le principali borse europee dopo l’annuncio della Bce sui tassi, in calo dello 0,25% come da stime, mentre i future Usa sono contrastati. Nell’ultima seduta prima di Pasqua la meno debole è Madrid (-0,15%), Milano cede circa lo 0,3%, Francoforte e Londra lo 0,6% e Parigi lo 0,8%. In rialzo a 119 punti il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, con il rendimento italiano in rialzo di 2,8 punti al 3,72%, al pari di quello tedesco che sale invece al 2,53%. Risale il dollaro a 0,88 euro e 0,76 sterline, mentre appare piatto l’oro (+0,07% a 3.330,07 dollari l’oncia). In rialzo anche il greggio (Wti +1,3% a 63,28 dollari al barile) e il gas (+0,23% a 35,4 euro al MWh). Segno meno per tutti i settori, a partire da quello dei semiconduttori con Asml (-1,13%) e Infineon (-0,6%). Più cauta Stm (-0,2%). Deboli gli automobilistici Bmw (-0,94%) e Mercedes (-0,64%), poco mosse invece Stellantis ( e Ferrari (-0,3% entrambe). In campo bancario cedono Unicredit (-0,91%), Bper (-0,8%), Intesa (-0,72%) ed Mps (-0,71%), la cui assemblea degli azionisti è in corso per deliberare sull’aumento di capitale a servizio dell’offerta di scambio su Mediobanca (+0,03%). Deboli Bnp (-1,03%), SocGen (-0,782%), e Commerzbank (-0,8%).

Le conseguenze per i mutui

Il nuovo taglio del costo del denaro deciso oggi dalla Bce, dal 2,50% al 2,25%, favorirà la riduzione dei tassi di interesse praticati sui mutui dalle banche alle famiglie. Il tasso fisso medio potrebbe arrivare, a breve, attorno al 2,55%, cifra più contenuta rispetto al 4% praticato fino a circa un anno fa. Lo comunica la Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) in una nota. L’effetto dell’abbassamento dei tassi sulle rate mensili “è progressivamente maggiore all’aumentare della durata del mutuo – si legge nel comunicato -. Se su un prestito decennale il risparmio varia tra 37 e 182 euro, secondo l’importo finanziato, su un mutuo di 30 anni l’impatto è decisamente più forte, arrivando a oltre 200 euro mensili». Più nel dettaglio, su un mutuo da 100mila euro a 20 anni, la rata si ridurrà di 76 euro al mese, mentre per lo stesso importo a 30 anni il risparmio sarà di 81 euro. Per un finanziamento di 250mila euro a 30 anni, la riduzione mensile arriva a 203 euro, pari a oltre 2.400 euro annui. L’effetto sarà più marcato sui mutui di lunga durata, dove il peso degli interessi è maggiore. La riduzione dei tassi rappresenterà «una leva per favorire la crescita dei mutui concessi dalle banche alle famiglie», infatti, con il costo del denaro più basso, «potrebbe dunque proseguire la risalita dei prestiti per la casa». Una ripresa già iniziata nella seconda parte del 2024: da maggio a febbraio di quest’anno, i prestiti per la casa sono aumentati di 6,5 miliardi di euro, in crescita dell’1,6% dai 420,8 miliardi di maggio ai 427,3 miliardi di febbraio. Ma la sforbiciata ai tassi non sarà positiva per il solo mercato immobiliare. Vantaggi ci sono e ci saranno anche per il credito al consumo. «Comprare a rate e fare shopping – sottolinea la Fabi – sarà più conveniente rispetto agli scorsi anni». La media dei tassi d’interesse per il credito al consumo potrebbe attestarsi, entro breve, attorno al 7,65%. Vuol dire che «per una lavatrice da 700 euro, acquistata con un finanziamento di 5 anni, la rata mensile sarà di 14 euro; uno smartphone da 850 euro, invece, verrà finanziato in 2 anni con una rata di 40 euro al mese; per un televisore da 1.200 euro, finanziato in 3 anni, la rata mensile sarà di 39 euro; un viaggio da 5.000 euro, finanziato in 3 anni, comporterà una rata mensile di 161 euro; mentre per un automobile da 20.000 euro, acquistata con un finanziamento di 6 anni, la rata è di 357 euro al mese». In calo però le erogazioni: «C’è una sforbiciata del 5,4% ai prestiti personali (quelli erogati senza una specifica finalità), passati da 120,5 miliardi a 113,9 miliardi, in discesa di 6,5 miliardi; saldo negativo anche sul fronte del credito al consumo (con cui si acquistano a rate vari beni e servizi), sceso di 1,7 miliardi (-1,4%), da 123 a 121,2 miliardi, in calo dalla seconda parte del 2024. In totale, i finanziamenti per lo shopping sono scesi in nove mesi di 8,2 miliardi (-3,4%) da 243,5 miliardi a 235,2 miliardi» conclude la Fabi.





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