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fondi Pnrr a rischio per il fallimento della ditta • Nove da Firenze


Il Governo ha ascoltato la voce del sindaco David Baroncelli sulla complessa questione della nuova costruzione della scuola primaria di San Donato in Poggio, finanziata con fondi Pnrr. E’ stato approvato un intervento concreto che potrebbe dare risposta e soluzione all’empasse in cui il Comune chiantigiano, suo malgrado, come altre realtà pubbliche che vivono criticità analoghe, si è venuto a trovare a causa del fallimento della ditta incaricata di eseguire i lavori.

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Si tratta dell’emendamento, presentato dalla parlamentare Simona Bonafè, nonché vicecapogruppo dei deputati Pd, e approvato all’unanimità qualche giorno fa al Decreto Pubblica Amministrazione. Il provvedimento “Misure urgenti in materia di edilizia scolastica” stabilisce lo stanziamento di 20 milioni di euro per l’anno 2025 con l’obiettivo di far fronte a indifferibili e urgenti esigenze in materia di edilizia scolastica.

L’amministrazione comunale era stata, infatti, costretta a rescindere il contratto con l’impresa, incaricata di realizzare il nuovo plesso scolastico, opera pubblica da 3.2 milioni di euro, sostenuta in larga misura dalle linee di finanziamento del Pnrr, a causa del percorso fallimentare dell’azienda, aggiudicataria di una gara pubblica, su progetto e indicazioni del Ministero. Il sindaco, constatato il rischio oggettivo di non poter più accedere ai finanziamenti statali, si era messo da subito alla ricerca di una soluzione alternativa in grado di sbloccare lo stop dei lavori, comunicato tardivamente dall’azienda e solo di fronte all’evidenza dell’abbandono del cantiere.

“Esprimo soddisfazione e ringrazio il Governo – commenta – per il decreto varato e l’ordine del giorno passato ieri alla Camera che impegna lo Stato ad inserire tra i beneficiari i comuni che hanno utilizzato il Pnrr e che rischiano di perdere le risorse comunitarie a seguito di comprovate cause non imputabili agli enti locali”.

“Confidiamo che questo percorso che estende i fondi del Pnrr possa tradursi presto in un’importante vittoria per il nostro territorio – continua il sindaco – la certezza oggettiva è che grazie all’adozione di tale misura, destinata all’edilizia scolastica, potremo ricevere il sostegno dello Stato e le risorse stanziate con il Decreto Pa potranno essere utilizzare dai comuni, come il nostro, che non sono riusciti a completare i lavori per cause esterne, legate alla responsabilità altrui, come il fallimento dell’impresa aggiudicataria”.

“Adesso confidiamo – auspica con cauto ottimismo – che le modalità di erogazione del fondo, che saranno definite da appositi decreti del Ministero dell’Istruzione e dell’Economia, possano offrire una concreta garanzia al futuro della nostra scuola, infrastruttura che riteniamo indispensabile alla tenuta sociale e alla crescita educativa e culturale della nostra comunità”.

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“Rivolgo un ringraziamento particolare – dichiara in conclusione – alla parlamentare Simona Bonafè per il prezioso lavoro che sta svolgendo nell’interesse delle comunità territoriali che necessitano di essere sostenute attraverso l’estensione del Pnrr, essenziale per portare a compimento la realizzazione di nuove infrastrutture scolastiche”.

“Oggi, in commissione bilancio, il Partito democratico ha bocciato il mio emendamento volto a finanziare con risorse regionali la realizzazione della nuova scuola di San Donato in Poggio, il cui cantiere è bloccato per il fallimento della ditta esecutrice” così Elisa Tozzi, consigliera regionale di Fratelli d’Italia “Il fallimento dell’appaltatore porterà inevitabilmente a dover rinunciare al finanziamento Pnrr ottenuto dal Comune, perché realizzare le opere entro marzo 2026 è ormai tecnicamente impossibile. Con la mia proposta, presentata all’interno di una variazione del bilancio regionale che già dispone l’erogazione di decine di milioni di contributi ai comuni, si sarebbe potuti uscire dall’impasse, consentendo all’amministrazione comunale di poter procedere all’indizione di una nuova gara e di vedere finalmente completata l’opera” prosegue la consigliera.

“Purtroppo il Pd ha deciso fin dall’inizio della vicenda di cavalcare l’onda della polemica politica, cercando di scaricare le responsabilità sul governo nazionale. Una scuola invece non è né di destra né di sinistra, è delle famiglie e dei bambini che la frequentano. Finanziare l’opera con risorse regionali sarebbe stata la via più veloce per dare risposte a un territorio che rischia di trovarsi con meno servizi e con un cantiere bloccato per anni, una vera e propria ferita, anche ambientale, tra le nostre bellissime colline” conclude Tozzi.

A Impruneta a partire dai primi giorni di maggio inizieranno i lavori di riqualificazione dell’immobile situato in Via Roma ai civici 26, 28, 30, 32 e 34. L’edificio, di proprietà mista tra Opera Pia Vanni, il Comune e soggetti privati, è un palazzo storico che ospita anche la scuola dell’infanzia e l’asilo “Luca della Robbia”.

L’intervento, che fa parte di un più ampio progetto di riqualificazione, prevede in questa prima fase il completo rifacimento della copertura del fabbricato e delle facciate. I lavori saranno suddivisi in tre lotti: il primo lotto, della durata stimata di sei mesi, non comporterà la chiusura dell’asilo. Il secondo e il terzo lotto sono previsti rispettivamente per la chiusura estiva del 2026 e del 2027.

L’importo totale dell’intervento ammonta a circa 200.000 euro. Il Comune di Impruneta partecipa al progetto con una quota parte di circa 63.000 euro. A causa della conformazione particolarmente stretta di Via Roma e delle difficoltà logistiche connesse all’installazione dei ponteggi, sono previste modifiche temporanee alla viabilità nel centro storico durante le fasi di montaggio.

“Dopo aver completato il ripristino del giardino esterno dell’asilo Luca della Robbia, ci apprestiamo ora ad avviare il primo passo concreto per il rifacimento del tetto. Si tratta di un intervento atteso e necessario, che rafforza l’impegno dell’amministrazione nella tutela della sicurezza dei più piccoli e nella valorizzazione del patrimonio edilizio pubblico.” – hanno dichiarato il sindaco Riccardo Lazzerini e l’assessore Marco Canuti.

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“Abbiamo saputo, per ora in via informale, che la nostra scuola pubblica Teresa Meroni di Carmignanello è a rischio”, annuncia l’assessora all’istruzione del Comune di Cantagallo, Manuela Chiaramonti. “La possibilità di sopprimere, per il prossimo anno scolastico, la classe prima della scuola primaria ci indica un triste futuro per il nostro comune. Ma noi non ci rassegniamo, le soluzioni ci sono, la volontà va trovata. Da tempo abbiamo chiesto il “tempo pieno” per la nostra scuola, ma lo Stato non ce l’ha mai concesso, e questo ha fatto sì che tante famiglie si siano rivolte alle scuole in cui il tempo lungo è garantito.

È ora il momento di attivarlo e noi faremo il possibile, confidando nell’aiuto di tutti: della politica e delle Istituzioni, dei nostri rappresentanti nazionali e regionali, del dirigente scolastico professor Salvati, e soprattutto del nuovo Provveditore agli studi provinciale, la dottessa Baroni, alla quale abbiamo già chiesto un incontro urgente”.Accanto a lei, il sindaco Guglielmo Bongiorno sottolinea con forza la posta in gioco: “In un comune come il nostro, la chiusura di una scuola non è solo una questione educativa.

È il segnale evidente di un destino più ampio che incombe su intere aree del Paese: spopolamento, abbandono, mancata cura del territorio, perdita di identità. Quando una scuola chiude, non si spegne solo un’aula: si spezza un legame comunitario, si interrompe una storia collettiva, si apre una ferita che difficilmente si rimargina. La scuola, in montagna, non è soltanto un luogo dove si insegna a leggere e scrivere. È un punto di riferimento per le famiglie, un centro sociale, un simbolo di resistenza”.”La sua chiusura – prosegue il sindaco – racconta di territori lasciati soli, di comunità considerate ‘minori’, di scelte politiche che da anni penalizzano le aree interne.

Il fenomeno dello spopolamento non è nuovo, ma oggi è aggravato da uno squilibrio crescente tra centro e periferia, alimentato da tagli, mancate politiche di sostegno e disattenzione istituzionale. Le difficoltà nei trasporti pubblici, i problemi nella sanità di base, la riduzione dei servizi essenziali e la chiusura delle scuole rappresentano la cartina tornasole di un processo di progressivo abbandono. Le conseguenze sono drammatiche: famiglie costrette a trasferirsi, bambini obbligati a percorsi lunghi e faticosi per raggiungere altre scuole, comunità che si svuotano.

“Senza scuola, la montagna perde vita. I cittadini perdono diritti. E il divario tra chi vive nelle città e chi nelle aree interne si allarga sempre di più”, sottolineano gli amministratori. “È una questione di equità: un bambino che nasce in periferia ha diritto alle stesse opportunità di uno che nasce in centro. Altrimenti, siamo di fronte a una democrazia zoppa. C’è poi un tema ancora più profondo: quello della dignità, richiamata con forza anche dalla nostra Costituzione.

Dignità delle famiglie che resistono, dei bambini che crescono in luoghi difficili ma autentici, delle comunità che vogliono continuare a vivere dove sono nate. Mantenere aperta una scuola anche con pochi alunni non è un capriccio – ribadiscono gli amministratori locali – ma una scelta politica e culturale. È dire che ogni persona conta, anche lontano dai centri urbani. È dire che nessun territorio è sacrificabile”.”Salvare la scuola di Carmignanello non è solo salvare un servizio: è salvare la montagna stessa, ribadire la presenza dello Stato anche nei luoghi più fragili, investire nel futuro.

È una sfida che riguarda tutti: istituzioni, cittadini, educatori. Perché – concludono – la vera scelta è tra un Paese che lascia indietro chi ha meno ed un Paese che si prende cura di tutti, a prescindere dai numeri”.

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