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L’irrinunciabile cooperazione tra aziende e università nell’epoca della decarbonizzazione


La transizione ecologica ed energetica si gioca su più livelli: normativo, economico, infrastrutturale, sociale e culturale. Oggi ci soffermiamo sugli ultimi due, particolarmente rilevanti in un’epoca in cui la forbice di età che comprende i cosiddetti “nativi climatici” – chi è nato e cresciuto nel periodo in cui l’umanità ha preso piena coscienza degli effetti dei mutamenti del clima – si sta allargando. Cambia la consapevolezza delle persone, cambia il lavoro, cambia il pianeta. 

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La decarbonizzazione è infatti accompagnata da una proliferazione perpetua di nuove competenze, che devono essere valorizzate, comunicate e rese accessibili, affinché i comparti produttivi delle aziende possano contare sulle risorse umane necessarie ad affrontare quella che, a tutti gli effetti, è una rivoluzione industriale verde.

L’83 per cento delle 1.700 persone intervistate per un sondaggio della fondazione del Gruppo Maire – specializzato nella chimica verde e nello sviluppo di nuove tecnologie per la transizione energetica – ritiene di aver bisogno di percorsi di formazione per migliorare le proprie competenze in questo ambito. 

Nel paper “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine” di Unioncamere si legge poi che il 94 per cento dei datori di lavoro a livello mondiale riconosce di non avere in azienda le figure necessarie per operare in ottica Esg, ossia Environmental, social, and corporate governance. In Italia, sempre secondo Unioncamere, i green jobs rimangono difficili da trovare: il 52,6 per cento dei posti è vacante, nonostante il 70 per cento delle aziende di tutti i settori preveda di assumere persone esperte nelle varie sfere della sostenibilità.

Per colmare il divario finora evidenziato è sempre più importante una stretta e sincera collaborazione tra aziende specializzate e università, come sta accadendo con l’iniziativa “Rete Politecnica di Alta Competenza”, presentata il 16 aprile a Roma. 

Si tratta, nello specifico, di un accordo di collaborazione tra Terna – il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica in Europa – e il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e il Politecnico di Bari, con l’obiettivo di creare nuove sinergie a servizio del sistema elettrico italiano, che sta cambiando volto nell’ottica di soddisfare la crescente domanda energetica e l’incoraggiante crescita delle rinnovabili. Queste ultime, stando ai nuovi dati diffusi da Terna, nel marzo 2025 hanno coperto il 39 per cento della domanda elettrica nazionale, a fronte di una capacità in aumento del 52 per cento rispetto allo stesso mese del 2024 (+777 megawatt). 

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Il modello di collaborazione con i tre atenei italiani si concretizza in una serie di progetti che, puntando direttamente alla formazione universitaria, vogliono coltivare nuove competenze nel comparto dell’energia, sempre più florido ma allo stesso tempo complesso. Per riuscirci, nell’anno accademico 2025-2026 verrà inaugurata la prima edizione del master universitario di secondo livello in “Innovazione nei sistemi elettrici per l’energia”, pensato per formare figure professionali qualificate da inserire nei processi di selezione e recruiting di Terna. 

Secondo Daniele Amati, direttore delle Risorse umane di Terna, «la collaborazione con le tre università è la conferma della volontà del Gruppo di continuare a investire nella formazione di nuove competenze e capacità in grado di contribuire alla realizzazione della duplice transizione, energetica e digitale. La “Rete Politecnica di Alta Competenza” realizza una sinergia d’eccellenza e rappresenta un’importante opportunità formativa per i giovani, grazie al contributo scientifico dei Politecnici di Torino, Milano e Bari». 

Spesso l’università italiana viene criticata per i programmi troppo astratti e poco pratici, e anche per le scarse connessioni dirette con le aziende. Il master annunciato nell’ambito di questa iniziativa, però, vuole contribuire a invertire la tendenza, creando profili altamente specializzati nel settore ingegneristico: esperti in impianti e tecnologie, esperti in asset management, esperti in sistemi elettrici di potenza ed esperti in mercato e regolazione. 

Il master in “Innovazione nei sistemi elettrici per l’energia” durerà dodici mesi (millecinquecento ore complessive) e permetterà agli studenti di acquisire sessanta Cfu. Le attività non saranno solo articolate in corsi sulle tematiche specialistiche delle università, ma anche in corsi di indirizzo curati direttamente da Terna, in grado di orientare i ragazzi nel modo più pragmatico e moderno possibile. 

Tuttavia, il master sopracitato non sarà l’unico output della “Rete Politecnica di Alta Competenza” che – sotto il coordinamento di un Comitato di Indirizzo – punta a realizzare singoli progetti di collaborazione in diversi comparti aziendali di Terna. Parliamo, nello specifico, delle aree Ricerca e sviluppo, Open innovation, Educazione e formazione, Social impact

Gli ambiti da esplorare sono eterogenei e in linea con una decarbonizzazione che non possiamo più rimandare: dalla gestione dei sistemi elettrici zero-carbon a bassa inerzia alle nuove tecnologie per le applicazioni in contesti operativi, passando dalle competenze IT e di programmazione. Terna, ricordiamo, ha anche un’Academy contraddistinta da un’ampia offerta formativa, gestita da professionisti esterni e dai docenti della loro Faculty.

Un’altra novità è la proroga (fino al 2027), da parte di Terna, del master in Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica, promosso dal Gruppo in collaborazione con le Università degli Studi di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab

Tyrrhenian Lab è una sorta di «laboratorio diffuso» che si snoda tra le città di Cagliari, Palermo e Salerno, ossia le aree di approdo dei cavi sottomarini del Tyrrhenian Link, un’opera essenziale per lo sviluppo della nostra rete di trasmissione. Si tratta di un collegamento sottomarino a cinquecento chilovolt (kV) che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna, garantendo un flusso ancor più massiccio di energia rinnovabile. È un’infrastruttura fondamentale, affascinante e laboriosa, che ha bisogno di figure altamente professionali per diventare pienamente operativa. Da qui l’idea del Tyrrhenian Lab, cruciale per attirare nuove competenze specializzate.

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