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Politecnico di Bari, parla il Rettore Francesco Cupertino


Viene illustrata, nell’intervista al Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, la strategia dell’ateneo: corsi multidisciplinari, alleanze con imprese globali, nuove sedi internazionali e forte investimento sull’innovazione. Dalla mobilità sostenibile all’Explainable AI, dal legame con l’industria aerospaziale ai laboratori pubblico-privati, il Politecnico si afferma come hub tecnologico del Mezzogiorno. Cresce anche la dimensione internazionale, con corsi in inglese, titoli congiunti e collaborazioni in Africa. Attenzione anche al trasferimento tecnologico e al possibile allargamento del regime intramoenia ai docenti tecnici. “Colmiamo il gap tra sapere accademico e fabbisogni del mercato”.

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Politecnico di Bari, il Rettore Francesco Cupertino: “Puntiamo su AI, mobilità green e contaminazione tra saperi”

Rettore Cupertino, quali sono i punti di forza del Politecnico di Bari rispetto ad altri atenei italiani e internazionali? Quali vantaggi offre ai giovani che vogliono costruire il loro futuro nell’ingegneria, nell’architettura e nel design?

Il Politecnico di Bari è nato per supportare lo sviluppo del territorio, rispettandone le peculiarità, contribuendo alla crescita di un’industria moderna e innovativa. Oggi, questa missione si evolve in una prospettiva internazionale, con un focus sul Mediterraneo. La Puglia intanto è diventata più attrattiva, non solo per i turisti, ma anche per gli investitori e in vari settori. In questo scenario, il Politecnico di Bari gioca un ruolo chiave nella formazione di profili altamente qualificati, adeguati a un mercato del lavoro in continua evoluzione. La qualità della didattica, la propensione all’innovazione e il dialogo costante con il mondo delle imprese fanno del nostro Ateneo una scelta vincente, per chi vuole costruire il proprio futuro nell’ingegneria, nell’architettura e nel design. Lo dimostrano i dati: secondo Almalaurea, il Politecnico di Bari è l’università italiana con il più alto tasso di laureati occupati, a un anno dal conseguimento del titolo.

L’integrazione tra discipline tecnico-scientifiche e umanistiche sta cambiando il modo di formare gli studenti. Quali benefici concreti porta questo approccio? Può citare un corso o un progetto che incarna questa visione innovativa?

Tra i corsi attivati di recente spicca la laurea magistrale in Trasformazione Digitale, un percorso innovativo dedicato ai laureati in discipline non STEM, come scienze umane, giuridiche ed economiche. Questo corso è stato progettato per colmare il divario tra conoscenze tradizionali e nuove tecnologie e dare più opportunità nel mercato del lavoro, sempre più orientato alla trasformazione digitale. Più in generale, tutta l’offerta formativa del Politecnico di Bari sta evolvendo verso una maggiore multidisciplinarietà e contaminazione tra saperi, aggiornando anche i percorsi più tradizionali. I nuovi modelli di sviluppo sostenibile richiedono non solo competenze tecniche avanzate, ma anche capacità di comprendere e governare fenomeni complessi che interessano diversi aspetti della società, dall’economia alla cultura, dalla produzione al consumo.

In quali settori chiave il Politecnico sta investendo per rafforzare i legami con le imprese? Come queste partnership si traducono in opportunità per studenti e ricercatori? Sono previsti nuovi progetti con aziende di rilievo internazionale?

Oggi presidiamo settori di ricerca innovativi e strategici come la mobilità sostenibile, la transizione energetica e la trasformazione digitale. La collaborazione con le imprese è un elemento chiave della nostra strategia e si concretizza in laboratori congiunti, progetti di ricerca applicata e percorsi formativi orientati al mondo del lavoro. In ambito aerospaziale, ad esempio, vantiamo due laboratori pubblico-privati dove si sviluppano tecnologie avanzate per la riparazione di componenti aeronautici e per la progettazione di nuovi motori per l’aviazione. In questi laboratori è nato il sistema di controllo per il Catalyst, un propulsore di ultima generazione prodotto da General Electric, il primo turboelica interamente sviluppato e prodotto in Europa negli ultimi 50 anni. È un caso esemplare di come intendiamo la collaborazione con le imprese: lavorando fianco a fianco, facciamo ricerca di frontiera, favoriamo il trasferimento tecnologico e l’inserimento dei nostri studenti e ricercatori in contesti altamente qualificati. Attualmente, il Politecnico conta 16 laboratori pubblico-privati in diversi settori e riceviamo sempre nuove richieste di collaborazione. Un altro strumento fondamentale per favorire opportunità è BINP, l’incubatore di startup del Politecnico di Bari. Avviato due anni fa, BINP ha già raccolto oltre quattro milioni di euro di fondi di venture capital e incubato sei startup.



Quali sono le strategie dell’ateneo per potenziare la ricerca in settori cruciali come l’energia sostenibile e l’intelligenza artificiale? Quali opportunità si aprono per gli studenti in questi ambiti? Come si sta sviluppando il dialogo con il mondo industriale?


Nel campo della sostenibilità, il nostro Ateneo gioca un ruolo chiave all’interno della Fondazione NEST (Network 4 Energy Sustainable Transition), che riunisce università e imprese italiane per lo sviluppo delle energie verdi del futuro. Il Politecnico di Bari è hub nazionale di questa iniziativa, finanziata dal PNRR con oltre 118 milioni di euro. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, stiamo potenziando la Scuola di Intelligenza Artificiale, attiva da quasi trent’anni e riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Un’area di eccellenza è la Explainable AI (XAI), ossia l’intelligenza artificiale spiegabile, per rendere i sistemi di AI più trasparenti, interpretabili e affidabili. Inoltre, stiamo investendo nello sviluppo di tecnologie avanzate come l’edge computing, che permette di applicare l’AI in contesti non predicibili, riducendo la dipendenza dai grandi data center e aprendo nuove prospettive per applicazioni industriali, sanitarie e smart cities.

State guardando al Mediterraneo e all’Africa come bacino di nuovi talenti. Quali iniziative avete in programma per intercettare questa crescita? Sono previsti programmi di mobilità, borse di studio o collaborazioni con atenei esteri?

Di recente abbiamo firmato un accordo con l’Università di Dar Es Salaam, in Tanzania, che prevede la partecipazione congiunta a programmi di ricerca internazionali, di scambio di studenti e docenti e di formazione continua. Stiamo anche ampliando l’offerta formativa con programmi di doppio titolo, valido in più Paesi. Il prossimo anno accademico attiveremo il corso di laurea in Management Engineering for Innovation, in lingua inglese, in collaborazione con la Poznan University of Technology (Polonia) e la Technical University of Applied Sciences Wurzburg-Schweinfurt (Germania). L’obiettivo è formare ingegneri gestionali con competenze multidisciplinari nell’area economico-manageriale e dell’ingegneria industriale. Inoltre, partirà il corso di laurea in Scienze dell’Architettura per il Patrimonio, con sede a Valona, in Albania, per la tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale. Vogliamo rendere il Politecnico di Bari un punto di riferimento per la formazione di talenti globali, con particolare attenzione alle aree in forte sviluppo economico e tecnologico.

Per garantire una maggiore indipendenza economica, si parla di nuove forme di finanziamento per le università. L’estensione del regime intramoenia agli ingegneri e ai ricercatori potrebbe essere una soluzione per il Politecnico? Quali strategie state adottando per valorizzare brevetti e trasferimento tecnologico?

L’estensione del regime intramoenia – attualmente riservato ai medici – agli ingegneri, architetti e ad altri professionisti accademici permetterebbe ai docenti di mettere a disposizione le proprie conoscenze, in modo strutturato, per progetti professionali e consulenze. Questo porterebbe risorse aggiuntive agli atenei e favorirebbe un’interazione più diretta con il mondo del lavoro. Inoltre, offrirebbe un supporto più efficace agli enti locali, che spesso non hanno le competenze tecniche per gestire progetti complessi. Sul piano del trasferimento tecnologico, il Politecnico di Bari sta adottando un approccio sistemico per valorizzare la ricerca e trasformarla in innovazione. L’esperienza maturata con i laboratori pubblico-privati dimostra l’efficacia di questa strategia: l’innovazione sviluppata nei nostri dipartimenti è immediatamente applicata alle necessità delle imprese, facilitando il passaggio dalla ricerca teorica alle soluzioni industriali”.

Il mercato del lavoro cambia rapidamente: come il Politecnico sta adattando la sua offerta formativa per rispondere alle nuove esigenze? Sono previsti nuovi corsi di laurea o programmi di doppio titolo con università straniere? Qual è la vostra visione per il futuro dell’ateneo?

Quest’anno abbiamo lanciato la nuova laurea in Ingegneria della Creatività Digitale, un corso interdisciplinare per formare professionisti capaci di operare nell’industria creativa digitale. Il programma include competenze nel design di prodotto digitale, sviluppo di contenuti multimediali, animazione, produzione video e arte digitale, rispondendo alla crescente domanda di esperti nel settore. A partire dal prossimo anno, avvieremo anche un corso di laurea magistrale in Ingegneria per la Mobilità Sostenibile, per formare specialisti della transizione ecologica nel settore dei trasporti.

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