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Perché Banca Etica scende in guerra contro il piano ReArm Europe


Sul piano ReArm Europe si abbatte l’allarme lanciato da Banca Etica: incentivare l’indirizzo dei risparmi dei cittadini verso l’industria bellica è un pericoloso via libera alla finanziarizzazione della guerra

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Banca Etica all’attacco di ReArm Europe, il piano da 800 miliardi di euro presentato da Ursula von der Leyen per riarmare l’Ue.

Il piano, approvato dal Parlamento europeo lo scorso 12 marzo e ribattezzato Readiness 2030, “è un pericoloso via libera alla finanziarizzazione della guerra” tramite i cittadini, secondo Banca Etica.

“L’Unione europea punta a coinvolgere attivamente i cittadini europei nella corsa al riarmo, con l’obiettivo di indirizzare parte dei 10mila miliardi di euro depositati nei conti correnti del continente verso il finanziamento delle imprese belliche dell’Ue” spiega in una nota odierna la banca italiana dedita alla finanza etica, presieduta da Anna Fasano.

Come ricorda Banca Etica, degli 800 miliardi preventivati dall’esecutivo europeo, 150 miliardi dovrebbero provenire direttamente da fondi Ue, sotto forma di prestiti agli Stati (creando nuovo debito pubblico). I restanti 650 miliardi saranno a carico dei bilanci nazionali ma saranno esclusi dal calcolo del rapporto deficit/Pil previsto dal Patto di Stabilità. A questo si aggiunge l’imminente approvazione della direttiva sull’Unione dei Risparmi e degli Investimenti, basata sull’idea di orientare una quota importante dei risparmi dei cittadini europei (stimati in 10 mila miliardi di euro) per finanziare le imprese Ue, con particolare attenzione a quelle del settore bellico, sottolinea la banca che denuncia come la sicurezza e gli equilibri geopolitici non possano essere affidati alle logiche speculative della finanza.

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I TIMORI DI BANCA ETICA RIGUARDO IL PIANO REARM EUROPE

“L’approvazione della Saving and Investment Union esporrebbe sempre più i risparmiatori e i lavoratori europei, attraverso fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni, e grazie a complessi meccanismi di cartolarizzazione, a supportare l’industria delle armi, il tutto in assenza di trasparenza. Attraverso strumenti finanziari complessi come le cartolarizzazioni, i cittadini si potrebbero trovare a investire in armi senza esserne consapevoli”, ha avvertito Anna Fasano, presidente di Banca Etica.

IL CASO FRANCESE

“Intanto in Francia la banca pubblica degli investimenti (Bpifrance) emetterà titoli di risparmio per finanziare le aziende produttrici di armi, come annunciato dal ministro dell’economia” prosegue Fasano.

Il 20 marzo il ministro dell’Economia Eric Lombard ha annunciato infatti la creazione di un nuovo fondo da 450 milioni di euro, che sarà lanciato dalla banca pubblica Bpifrance. Il giorno successivo alla presentazione da parte della Commissione Ue del Libro Bianco per la difesa e del Piano Prontezza 2030, Parigi ha avviato un fondo d’investimento per l’industria della difesa. Si tratta di una delle mosse del paese per aumentare la spesa militare a causa dei timori di un attacco russo e dei dubbi sul futuro della protezione degli Stati Uniti.

Con l’introduzione di questo prodotto di risparmio, in Francia privati ​​potranno finanziare le aziende del settore della difesa “su base volontaria”.

IN MEMORIA DI PAPA FRANCESCO

Inoltre, a corroborare la preoccupazioni circa il piano di riarmo europeo, la presidente di Banca Etica ha evidenziato che la finanziarizzazione della guerra alimenta i conflitti. “Storicamente, le guerre sono state accompagnate da speculazioni finanziarie, ma cedere alla finanziarizzazione della difesa rischia di innescare meccanismi perversi che alimentano i conflitti: più conflitti significano maggiori profitti per qualcuno”, sottolinea Fasano, ricordando anche le parole di Papa Francesco del 2024 sull’interesse economico che diventa stimolo a proseguire ed estendere le guerre per vendere o testare nuove armi.

IL BOOM DEI PROFITTI PER LE AZIENDE DEL COMPARTO DIFESA

D’altronde, dal boom degli investimenti in difesa dell’anno scorso, continueranno a crescere le multinazionali del comparto: atteso un aumento del 9% dei ricavi nel 2024 e del 12% nel 2025. Ricorda ancora la nota dell’istituto di credito padovano citando il report sul Sistema Difesa redatto dall’area studi di Mediobanca pubblicato lo scorso novembre.

Riguardo i rendimenti azionari dei big della difesa, la capitalizzazione aggregata delle multinazionali del comparto si attesta a 1.000,9 miliardi di euro a fine ottobre 2024, pari allo 0,9% del valore complessivo delle Borse mondiali. La Borsa e gli investitori dimostrano di apprezzare il valore della sicurezza, proseguiva Mediobanca: da inizio 2022 a fine ottobre 2024, anni di escalation delle tensioni geopolitiche globali, il rendimento azionario dell’industria della Difesa è pari al +72,2%, oltre il triplo del +20,1% segnato dall’indice azionario mondiale, con i player europei più performanti di quelli statunitensi: +128,1% versus +59,0%.

CHE NE SARÀ DEGLI ESG?

Pertanto, alla luce di questi risultati rischia di uscirne perdente la finanza sostenibile.

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Secondo Banca Etica, la strategia per ampliare le fonti di finanziamento al settore della difesa mette a rischio anche la finanza sostenibile (Esg). Si prospetta un ripensamento radicale, una distorsione che porterebbe a includere le armi tra gli investimenti considerati sostenibili dalle normative.

L’istituto, prima e unica banca italiana interamente dedita alla finanza etica, “considera questo orientamento inaccettabile, come già dichiarato quando i ministri della difesa dell’Ue avevano chiesto di includere le armi tra i finanziamenti qualificati come sostenibili. Una deriva che ha trovato conferma in un recente incontro della direzione dell’UE che segue l’industria per la difesa (DG DEFIS), mentre a inizio aprile 2025 il colosso finanziario Allianz ha annunciato che prevede di includere nei suoi prodotti di finanza “sostenibile” anche i titoli di aziende produttrici di armi atomiche, giustificando tale scelta con il ruolo “etico” della deterrenza nucleare”.

LA CONDANNA DA PARTE DI TUTTA LA FINANZA ETICA

Infine, le preoccupazioni di Banca Etica confluiscano con quelle dell’intero movimento della finanza etica. La Global Alliance for Banking on Values (GABV), che riunisce oltre 80 banche etiche a livello globale, ha ribadito con la Dichiarazione di Milano approvata nel 2024 che “il finanziamento delle armi non può rientrare, ed è incompatibile, con qualsiasi definizione di finanza sostenibile”.

Come già detto, presentato dalla presidente della Commissione europea a marzo, il piano dovrà ora tradursi in risultati concreti attraverso i negoziati tra i governi. Secondo la tabella di marcia definita da Bruxelles, l’iniziativa avrebbe dovuto essere operativa già entro la fine del mese: gli Stati membri, infatti, avrebbero dovuto richiedere la flessibilità di bilancio per le spese in difesa attivando la clausola di salvaguardia nazionale prevista dal Patto di stabilità entro il 30 aprile.



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