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Referendum 8-9 giugno: l’appello per il voto di 40 personalità della ricerca e dell’università – Economia e Finanza


(Teleborsa) – “Oggi due milioni e mezzo di persone di origine straniera vivono da anni in Italia e non hanno il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Oggi cinque milioni e mezzo di persone lavorano con contratti a tempo determinato o a tempo parziale, quasi il 30% dei lavoratori dipendenti; sono in gran maggioranza donne e giovani, con salari più bassi e più esposti a condizioni di povertà”. È quanto si legge nell’appello “Vivere da cittadini, lavorare con dignità” per il voto ai 5 referendum dell’8 e 9 giugno 2025 lanciato da 40 personalità della ricerca e dell’università. Tra i promotori figurano il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, le politologhe Donatella della Porta e Nadia Urbinati, il farmacologo Silvio Garattini e lo storico dell’arte Salvatore Settis.

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Queste condizioni – ricorda l’appello – sono il risultato di scelte dei governi. “Le tutele del lavoro – si legge – sono state ridotte, con
effetti negativi sulla qualità dell’occupazione, sui salari, sulle disparità tra uomini e donne, sulla sicurezza sul lavoro. Politiche di questo tipo hanno alimentato la sfiducia, allontanato le persone dalla politica, aggravato la crisi della democrazia. Non è una deriva inevitabile”.

I quesiti dei 5 referendum – sottolinea l’appello – chiedono di: 1.Vivere da cittadini. Riduciamo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri. Chi la ottiene potrà poi trasmetterla a figli e figlie minorenni. Circa due milioni e mezzo di persone potrebbero così vivere da cittadini. Abroghiamo la legge che nel 1992 ha raddoppiato il periodo di soggiorno richiesto. 2. Vite meno precarie. Riduciamo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato, limitandone l’utilizzo a esigenze specifiche. Oltre due milioni e mezzo di persone, soprattutto giovani, lavorano oggi con contratti a termine e vivono una condizione di precarietà, insicurezza e bassi salari. Abroghiamo le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine. 3.Lavorare senza licenziamenti illegittimi. Riduciamo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa. Tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato sono stati assunti dopo il 2015 in imprese con oltre 15 dipendenti. Per loro le imprese possono effettuare licenziamenti senza giusta causa e non è possibile per loro ottenere dal giudice il reintegro nel posto di lavoro. Abroghiamo le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi. 4.Lavorare senza discriminazioni. Riduciamo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. Tre milioni e mezzo di persone lavorano in imprese con meno di 16 dipendenti. Per loro le imprese possono effettuare licenziamenti senza giusta causa e offrire un indennizzo limitato a sei mensilità.
Abroghiamo le norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, lasciando al giudice del lavoro la possibilità di definire l’indennizzo. 5.Lavorare senza infortuni. Riduciamo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ogni anno ci sono in Italia quasi 600 mila denunce di infortuni e oltre mille morti sul lavoro. Gran parte di questi avviene in imprese che operano in subappalto, spesso piccole aziende senza procedure di sicurezza adeguate. Abroghiamo le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante

“Si tratta – prosegue l’appello – di questioni importanti, che possono indirizzare il nostro Paese verso una traiettoria di sviluppo civile e sociale più avanzata, vicina ai maggiori paesi europei. Un cambiamento delle politiche può rovesciare le misure che hanno aggravato insicurezza e precarietà. I 5 referendum sono l’occasione per fare in modo che le politiche tornino a proteggere le persone, e che la politica sia fatta di partecipazione e democrazia. In un mondo segnato da derive autoritarie, lo strumento che abbiamo per fermarle è proprio la pratica della democrazia, a cominciare dalla partecipazione al voto per i referendum. Per queste ragioni, sui 5 referendum – come persone impegnate nel mondo dell’università e della ricerca – vogliamo contribuire a una discussione sul futuro del Paese – sulla qualità della vita, del lavoro e della democrazia.Per queste ragioni, l’8 e 9 giugno 2025 invitiamo a partecipare ai 5 referendum e a votare SI”.

I primi firmatari –
Alessandra Algostino, giurista, Università di Torino; Roberto Artoni, economista, Università Bocconi; Gaetano Azzariti, giurista, Sapienza Università di Roma; Filippo Barbera, sociologo, Università di Torino; Claudio De Fiores, giurista, Università della Campania Luigi Vanvitelli; Juan Carlos De Martin, ingegnere informatico, Politecnico di Torino; Donatella Della Porta, politologa, Scuola Normale Superiore, Accademia dei Lincei; Marco Doria, storico, Università di Genova, già sindaco di Genova; Giovanni Dosi, economista, Scuola Superiore Sant’Anna, Accademia dei Lincei; Emanuele Felice, economista, Università IULM Milano; Luigi Ferrajoli, giurista, Università Roma Tre; Marianna Filandri, sociologa, Università di Torino; Maurizio Franzini, economista, Sapienza Università di Roma; Fabio Gadducci, informatico, Università di Pisa; Silvio Garattini, medico farmacologo, Presidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri;
Marco Geddes da Filicaia, medico epidemiologo, esperto di sanità pubblica; Chiara Giorgi, storica, Sapienza Università di Roma; Maria Cecilia Guerra, economista Università di Modena e Reggio Emilia, parlamentare; Paola Inverardi, informatica, Rettrice del Gran Sasso Science Institute; Nicola Labanca, storico, Università di Siena; Guglielmo Meardi, sociologo, Scuola Normale Superiore; Tomaso Montanari, storico dell’arte, Rettore dell’Università per stranieri di Siena; Enrica Morlicchio, sociologa, Università di Napoli Federico II;
Lia Pacelli, economista, Università di Torino; Francesco Pallante, giurista, Università di Torino; Giorgio Parisi, fisico, Accademia dei Lincei, Premio Nobel per la fisica; Valentina Pazé, filosofa, Università di Torino; Gabriele Pedullà, storico della letteratura, Università Roma Tre;
Mario Pianta, economista, Scuola Normale Superiore; Alessandro Portelli, storico, Sapienza Università di Roma; Michele Raitano, economista, Sapienza Università di Roma.



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