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Sanofi: «Investiamo di più in Italia, saremo i leader nell’immunologia entro il 2030»


di
Alessandra Puato

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I piani del presidente Italia Marcello Cattani. La svolta dopo la cessione dei prodotti da banco con 150 milioni in due anni sul Paese. In fase avanzata 12 farmaci ad alto potenziale. «Centrale gli impianti di Scoppito e Anagni»

L’obiettivo è diventare entro il 2030 la prima biofarmaceutica al mondo focalizzata sull’immunologia e sulla conoscenza dei meccanismi di funzionamento del sistema immunitario. Il cavallo di metallo Zeus, simbolo dei Giochi olimpici di Parigi per avere sorvolato la Senna durante l’inaugurazione e portato a Milano nella settimana del Salone del Design, può rappresentare idealmente Sanofi in questo salto. Il processo di crescita s’impernia anche sull’Italia e viene sottolineato a ridosso della giornata mondiale dell’immunologia, che si celebra il 29 aprile, da Marcello Cattani, presidente e managing director dell’area Italia e Malta di Sanofi, oltre che presidente di Farmindustria.
«La Giornata dell’immunologia — dice il manager, ex Bristol-Myers Squibb, laurea in biologia molecolare — è un’opportunità per affermare il valore dell’azienda. La nostra pipeline è quadruplicata in pochi anni e si è completamente trasformata, rivela l’ambizione di diventare un’immunology company. Abbiamo 83 molecole allo studio di cui 33 in fase 3, molto avanzata. Dodici di queste sono potenzialmente rivoluzionarie. Possono essere multi indicazione e standard di riferimento clinici, con 40 indicazioni terapeutiche entro il 2031».

La spinta in Abruzzo e in Lazio

Tre di queste molecole saranno prodotte in Italia, a Scoppito (L’Aquila). È uno dei due stabilimenti strategici, con Anagni (Frosinone), del gruppo francese che dichiara di avere investito nel Paese 50 milioni all’anno nel 2020-2023 fra ricerca e sviluppo, tecnologia e industria. E intende aumentare. «Quest’anno abbiamo in cantiere investimenti in Italia per 75 milioni, probabilmente sarà così anche l’anno prossimo», dice Cattani. Quindi 150 milioni in due anni. Impegno significativo per un’azienda che in Italia conta 1.800 persone e dichiara 1,7 miliardi di ricavi nel 2024 (in linea con il 2023), su un consolidato di gruppo di 41,1 miliardi (+8,6%) con un utile netto di 5,7 miliardi di euro (+6,4%, reported) e 8,5 miliardi investiti in ricerca e sviluppo l’anno scorso.
Resta alle spalle, dunque, l’azienda dei prodotti di automedicazione (come l’Enterogermina, il Buscopan, il Maalox). Dopo la cessione al fondo americano Clayton Dubilier & Rice (CD&R), annunciata lo scorso febbraio, del proprio 50% della divisione Opella che produce i farmaci da banco («Un segnale del cambio di pelle», dice Cattani), Sanofi spinge sui trattamenti innovativi e sulla medicina di precisione. La cessione, che dovrebbe essere conclusa a breve, comprenderà anche lo stabilimento di Origgio che già produce per Opella.




















































I farmaci contro la bronchite cronica e la sclerosi multipla

Fra i 12 farmaci potenzialmente rivoluzionari, quattro sono prossimi al commercio o appena introdotti. Uno è la nuova indicazione terapeutica per l’anticorpo monoclonale dupilumab contro la bronchite cronica, segnalata come terza causa di morte nel mondo dopo le patologie cardiovascolari e oncologiche. Il processo per l’approvazione è in corso all’Aifa, l’agenzia del farmaco italiana, dopo il sì ottenuto nel luglio scorso dall’Ema (l’agenzia europea per i medicinali). «È il primo farmaco biologico mirato per questa patologia , segna l’avvio della medicina personalizzata in questa malattia— dice Cattani —. Per quest’area non si registrano approvazioni significative da 20 anni».
Il secondo farmaco verso il commercio è quello contro la sclerosi multipla (tolebrutinib), che si sta già producendo a Scoppito per i test clinici. Oltrepassa la barriera ematoencefalica, in sostanza entra nel cervello, e riduce il livello di disabilità cognitiva e funzionale. Il via libera dell’Ema è atteso a inizio 2026, quello dell’Fda c’è già stato.
Terzo arrivo previsto a breve è l’anticorpo monoclonale teplizumab che ritarda l’insorgenza del diabete di tipo 1. Già approvato negli Usa, dovrebbe il via libera in Europa nel 2026.
Quarto farmaco di rilievo, già usato nella scorsa stagione 2024-2025, è l’anticorpo monoclonale nirsevimab. Funziona come un vaccino per proteggere i neonati dal virus respiratorio sinciziale, prima causa di ricovero dei bambini sotto l’anno di vita. «Un passo eccezionale, ha cambiato il paradigma di prevenzione per tutti i bambini».
Dietro l’accelerata sull’innovazione, c’è anche l’intelligenza artificiale. «Ci consente di rendere più rapidi i processi di approvazione interna e di valutazione delle molecole prima che queste entrino in produzione — dice il manager —. Capisci prima se la molecola funziona o no. I tempi di passaggio dalla fase di ricerca alla produzione intensiva possono dimezzarsi. Per brevettare un farmaco commerciale prima ci volevano dieci-12 anni, ora potranno bastarne cinque o sei».

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I dazi

Con un cappello diverso, quello da presidente di Farmindustria, Cattani ragiona poi sui dazi americani. «Stiamo monitorando la situazione — dice —. Il farmaceutico è uno dei settori più solidi d’Europa, va difeso. Ci auguriamo che la situazione si sblocchi. Se si applicano i dazi sui farmaci europei, il primo effetto sarebbe rafforzare l’industria farmaceutica cinese».

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