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Vem con Neen, gestire progetti cloud senza barriere » inno3


L’integrazione di NEEN nel gruppo VEM Sistemi ha portato in dote servizi specializzati in ambito cloud, il cui valore aggiunto amplia la proposizione di VEM sul mercato, focalizzata sull’erogazione di servizi per accompagnare le aziende nella gestione delle loro infrastrutture nel tempo. Perché NEEN, azienda cloud indipendente focalizzata su soluzioni di hybrid cloud, è in grado di offrire i vantaggi del modello cloud attraverso approcci sostenibili, attenti alla governance e progettati per durare nel tempo.

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Una strategia che Marco Bubani (Direttore Innovazione di VEM Sistemi) e Marco Zani (Ceo e founder di NEEN) stanno costruendo sul mercato italiano. 
“L’obiettivo di VEM resta chiaro – esordisce Marco Bubani -: progettare, realizzare ma soprattutto gestire infrastrutture digitali che consentano alle imprese di essere competitive sul mercato. Oggi le infrastrutture digitali non sono più confinate al data center fisico realizzato all’interno dell’azienda stessa ma sono qualcosa di molto più distribuito per due fattori fondamentali: la trasformazione del mondo del lavoro che aumenta la mobilità dei collaboratori (1) l’avvento del cloud computing (2). Questo rende i confini dell’infrastruttura molto meno netti e più complessi da gestire, richiedendo nuove competenze. Con l’ingresso di NEEN nel gruppo, VEM è in grado di supportare le imprese a 360 gradi su infrastrutture che sempre più frequentemente sono distribuite fra cloud pubblici, privati e anche ibridi, dove i carichi di lavoro si spostano dinamicamente dove è più efficiente che operino”.

Marco Bubani (Direttore Innovazione di VEM Sistemi)

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Marco Bubani, Direttore Innovazione di VEM Sistemi

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Marco Bubani, Direttore Innovazione di VEM Sistemi

Spesso il passaggio da una logica on-prem a un approccio cloud non è banale soprattutto per timori e criticità che le aziende percepiscono legate a costi, sicurezza, governance delle risorse. “Uno degli aspetti su cui puntiamo con decisione in NEEN è colmare il vero gap che oggi impatta la buona riuscita dei progetti cloud: la mancanza di competenze reali in ambito DevOps e Platform Engineering, e più in generale una cultura tecnica – puntualizza Zani -. È qui che si annidano i problemi (evidenziati anche dalla ricerca Netconsulting Cube, link al download), come l’aumento incontrollato dei costi, la difficoltà di applicare criteri di sicurezza consistenti, e una governance debole sulle risorse cloud. Sono questioni che richiedono un approccio ampio per governare le infrastrutture e per non subirle e questo richiede anche la definizione di un percorso di coaching per accrescere la cultura nelle aziende e valutare correttamente la scelta di un cloud indipendente o ibrido. Lavoriamo sempre con una forte attenzione al risk management, che spesso viene trascurato nella corsa al cloud, supportando le aziende a costruire fin da subito una exit strategy e un piano di governance che consenta di evitare lock-in dannosi, mantenere la portabilità del dato e assicurare la continuità operativa, anche in scenari di crisi o rinegoziazione con i provider”.

Da un lato affiancando i clienti con un modello di platform-engineering-as-a-service gestito, cucito su misura, che consente di astrarre la complessità delle operations e accelerare il rilascio di servizi; dall’altro aiutandoli a costruire o rafforzare le competenze interne, tramite attività di coaching, affiancamento e training on the job, per portarli in una situazione di reale autonomia.

Sicurezza, il contributo di Cisco

Un’ampia fetta del mercato del cloud è rappresentata da infrastrutture. In Italia quest’anno, per la prima volta, le forniture di IaaS (Infrastructure as a Service) hanno superato quelle del SaaS (Software as a Service), segno che ormai molte imprese decidono di costruire i propri sistemi Ict utilizzando sistemi cloud. Tra i partner tecnologici storici di VEM, Cisco ha un valore strategico nel governare il tema della sicurezza delle infrastrutture, pur non essendo un vendor percepito come attore primario nel mondo del cloud. Incalza Bubani: “Cisco è da sempre all’avanguardia nella realizzazione di tecnologia per le infrastrutture e la loro messa in sicurezza e continua ad esserlo anche ora che le infrastrutture diventano man mano sempre più orientate al software e sempre più distribuite. Il grande vantaggio di Cisco è quello di poter gestire tutte le comunicazioni presenti all’interno di un’infrastrutture digitale mantenendo quindi una visibilità su quanto accade in rete, unica sul mercato. Le soluzioni Cisco sono in grado quindi di osservare, gestire e proteggere tutte le comunicazioni anche quando la rete diventa estremamente distribuita ed eterogenea fra apparati fisici ed istanze virtuali realizzate via software. Grazie anche all’impiego di intelligenza artificiale, necessaria a gestire scenari di rete complessi, l’obiettivo di Cisco è sempre di più quello di costruire reti distribuite fra on-prem e cloud in grado autoproteggersi, sulle quali sia possibile realizzare veri e propri digital twin per simulare scenari di comunicazione nuovi, senza doverli necessariamente implementare in produzione”.

Firewall cloud native: la prospettiva di Cisco

La prospettiva di Cisco passa anche da una rivisitazione del monitoraggio del traffico in ambiente cloud. Se tradizionalmente viene affidato a firewall virtuali, che richiedono un intervento manuale con rischi operativi significativi, oggi Cisco guarda ai firewall cloud native che rappresentano un cambio di paradigma: grazie a controller intelligenti, riconoscono l’ambiente cloud del cliente e automatizzano l’inserimento dei servizi di sicurezza (service insertion) programmando i componenti di cloud networking necessari.
Ciò consente un controllo efficace del traffico sia in/out sia Est/Ovest tra reti virtuali all’interno dello stesso cloud. In più, consentono la definizione di policy unificate in ambienti multi-cloud, semplificando la gestione operativa grazie all’automazione e alla traduzione automatica delle policy tra i diversi cloud provider.  Soluzioni che evolvono anche per supportare ambienti cloud privati, abilitando un modello ibrido coerente e sicuro.

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La sovranità del cloud

Le aziende italiane rimangono molte attente al tema della sovranità del cloud con una predilezione verso data center di prossimità, considerati un valore per sicurezza e compliance alle normative. Un approccio che negli anni ha visto proliferare data center locali per garantire pieno controllo dei dati e bassa latenza.
Ma come indirizzate queste strategie? “Il tema della sovranità del dato è centrale nella nostra strategia non solo per esigenze normative, ma anche come leva di differenziazione strategica per dialogare con le aziende italiane – precisa Zani -. La realizzazione di local data center o private cloud a casa dei clienti ci permette di garantire al cliente un controllo diretto dell’infrastruttura, la realizzazione di cloud distribuiti sul territorio laddove richiesti, costi certi e assenza di lock-in. Per questo in NEEN crediamo che la risposta non sia univoca, ma debba passare da un uso intelligente e flessibile del cloud, dove il private cloud e i data center locali possono avere ancora un ruolo fondamentale”.

Marco Zani, Ceo e founder di NEEN
Marco Zani, Ceo e founder di NEEN

La strategia combina il meglio dei due mondi: da un lato sfrutta la velocità, la scalabilità e l’ecosistema dei public cloud quando servono; dall’altro progetta soluzioni cloud-native su private cloud o su infrastrutture local cloud provider, quando ci sono esigenze di controllo, performance, compliance o sovranità del dato. “In particolare, siamo in grado di realizzare e gestire infrastrutture cloud distribuite, mantenendo un’esperienza operativa coerente con quella dei cloud pubblici, ma con tutti i vantaggi del controllo diretto: posizionamento fisico del dato, gestione personalizzata dei livelli di sicurezza, assenza di lock-in, costi fissi e certi – spiega Zani e aggiunge -: Questa visione, unita all’esperienza di VEM Sistemi come system integrator, ci consente a livello di gruppo di affrontare anche gli scenari più complessi, dove la residenza del dato, la continuità operativa e la trasparenza della filiera tecnologica non sono semplici requisiti tecnici, ma veri e propri obblighi progettuali”.

I vertical più affascinati

Il cloud è un mercato già vasto a tal punto che è quasi difficile, se non impossibile, trovare imprese che non abbiamo alcun servizio erogato su una dalle tante possibili architetture di cloud computing presenti. Anche nelle aziende medie del settore privato che rappresentano gli interlocutori principali del Gruppo VEM. “Osserviamo che i settori con una forte esposizione sul Web sono più avanti di altri per la scelta del cloud e stanno affrontando già temi che in molte imprese sono ancora acerbi o sconosciuti come l’applicazione di approcci DevOps o addirittura soluzioni di Platform Engineering – sostiene Bubani -. Per esempio, il settore assicurativo o bancario ma anche il fashion per l’e-commerce che richiede grande flessibilità, carichi di lavoro stagionali, possibilità di aggiornare i servizi o crearne dei nuovi con una rapidità che solo il cloud può fornire”.

Ma anche il manifatturiero –  da sempre il cuore pulsante di VEM – registra un aumento dei consumi di cloud computing, “segno che anche i settori più tradizionali cominciano a vedere il cloud come un’opportunità da non trascurare per restare competitivi – aggiunge Zani –. La maggiore attenzione alla situazione geopolitica e alla compliance stanno facendo crescere molto anche servizi cloud offerti da player locali. L’Italia è uno di quei paesi in cui si prevede la realizzazione di molto nuovi data center nel prossimi 3/5 anni, anche dedicati a questo tipo di servizi”.

“I nostri interlocutori premiano la qualità dei nostri servizi – continua Bubani, sono per la maggior parte realtà di medie dimensioni che guardano al valore della relazione e delle soluzioni. Resta invece più marginale il settore della pubblica amministrazione anche se ci sono amministrazioni pubbliche illuminate a livello regionale con le quali stiamo portando avanti progetti cloud legati al tema della sovranità del dato e alla sua prossimità, lavorando nella sede del cliente”.

Zani: “I nostri progetti sono tutti data-driver e già oggi vediamo che c’è molto interesse in tutti i vertical di mercato a valutare l’adozione dell’AI che è trasversale a tutti i settori. Per questo la postura cloud rimane il primo step da completare se poi le aziende vogliono valutare progetti di sviluppo potenziati dall’AI”.

I driver all’adozione del cloud per il Cio

Modernizzazione delle infrastrutture, migrazione da on-prem al cloud, gestione dell’infrastruttura nel tempo rimangono gli argomenti della discussione con le aziende restie al cambiamento, per cui snocciolare consigli ai Cio ancora perplessi resta un’attività continuativa. “Uno dei driver principali che spinge all’adozione di soluzioni cloud è la flessibilità e la velocità. I progetti realizzati dal gruppo fino adesso hanno questi elementi in comune – dettaglia Bulbani -. La volontà di realizzare infrastrutture che possano scalare rapidamente se il business cresce, senza dover attendere l’approvvigionamento di hardware e software aggiuntivo e senza dover sovradimensionare l’infrastruttura da subito, cercando di prevedere la crescita in anticipo”.

Il driver non è più il prezzo anche se “il cost management del cloud resta un elemento problematico per la complessità e la quantità di variabili introdotte dai gradi hyperscaler per arrivare alla costruzione del prezzo finito”. Lo stesso per gestire compliance e security. Aggiunge Zani: “Spesso eroghiamo servizi di cloud compliance  e check up per restituire alle imprese maggiore governance dopo l’adozione di servizi cloud fatte con consapevolezza ancora non elevata. Spesso i clienti di chiedono di abilitare ambienti di sviluppo self service che riducono il time to market da settimane a poche ore, grazie a self provisioning, microservizi e infrastrutture containerizzate. La riduzione dei tempi di sviluppo è una leva strategica per ottimizzare la delivery delle soluzioni e arrivare prima sul mercato. Questo rimane uno scenario ricorrente in cui veniamo ingaggiati”.

VEM, quali le strategie future

La componente di system integration rimane centrale nella proposta di servizi congiunti tra la storica VEM Sistemi e la new entry NEEN con la volontà di presentarsi al mercato in modo compatto e coeso. ”Tutte le anime del gruppo, sia quelle realizzate per linee interne sia quelle frutto di un’operazione di M&A, rispondono a una strategia comune con una offerta di servizi e soluzioni omogenea ed integrata – precisa Bubani -. Questo richiede un grande sforzo organizzativo per trovare sintesi e sinergia fra divisioni, aree ed aziende (oggi quattro) che affrontano mercati diversi, con soluzioni diverse ma che hanno sempre e comunque un comune obiettivo: quello di sgravare le imprese dalla complessità della gestione di infrastrutture digitali sempre più articolate ma sempre più importanti per la loro competitività”.

L’infrastruttura digitale per quanto distribuita fra on-prem e cloud resta un’unica entità e deve essere supportata in modo omogeneo da un unico interlocutore credibile che ne abbia una visione complessiva. Il riferimento va a un mercato dove system integrator di grandi dimensioni, cresciuti in modo vorticoso negli ultimi anni a valle di politiche di consolidamento, faticano a presentarsi in modo integrato.
“La nostra agilità rispetto ai grandi competitor rimane un punto di forza, portata avanti da sempre dal nostro amministratore delegato e fondatore Stefano Bossi che ha integrato negli anni diverse realtà cercando sempre di rendere il gruppo omogeneo. I nostri clienti sono aziende medie grandi con dimensioni di fatturato da 100 milioni fino a 1,5 miliardi di euro, dove noi ci posizioniamo come un partner in grado di gestire le loro complessità informatiche attraverso i nostri servizi”, conclude Bubani. Gli elementi da tenere in considerazione sono davvero tanti e questo è il motivo per cui il gruppo VEM e NEEN hanno deciso di intraprendere una strada comune.

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