Roma – Risoluzione in Assemblea 6-00178
presentato da
BOSCHI Maria Elena
testo di
Giovedì 24 aprile 2025, seduta n. 471
La Camera,
premesso che:
nella seduta dello scorso 9 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di finanza pubblica 2025, il più importante documento programmatico di politica economica volto anche a illustrare gli interventi e le priorità individuate dal Governo in materia di finanza pubblica;
ai sensi degli articoli 7 e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Governo è tenuto a presentare alle Camere, entro il 10 aprile di ogni anno, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, il DFP, che costituisce il documento di riferimento per la programmazione economica e finanziaria nazionale;
la prima e la terza sezione del DFP recano, rispettivamente, lo schema del Programma di stabilità, per la definizione degli obiettivi programmatici per l’anno di riferimento e il triennio successivo, e lo schema del Programma nazionale di riforma, per l’indicazione delle riforme da realizzare per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, occupazione e competitività;
il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma costituiscono i documenti programmatici di riferimento nell’ambito della previgente disciplina della governance economica europea e, ai sensi dell’articolo 9, comma 1, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono presentati al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile di ogni anno e comunque nei termini e con le modalità previsti dal Codice di condotta sull’attuazione del Patto di stabilità e crescita;
nondimeno, il Governo, anche quest’anno, ha ritenuto opportuno presentare solo il quadro macroeconomico tendenziale, rendicontando i progressi fatti nell’attuazione del Piano strutturale di bilancio 2025-2029, nonostante il completamento della riforma del quadro regolatorio della governance economica europea si sia avuto il 30 aprile dello scorso anno, con la pubblicazione di tre atti legislativi: il regolamento (UE) 1263/2024 (cosiddetto «braccio preventivo»), il regolamento (UE) 1264/2024 (cosiddetto «braccio correttivo») e la direttiva (UE) 2024/1265;
obiettivo della suddetta riforma è quello di adottare una programmazione di medio-lungo periodo per conseguire finanze pubbliche sane e sostenibili; affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale, della sicurezza energetica, del pilastro europeo dei diritti sociali, della difesa dell’Unione europea; consentire un maggiore margine per le politiche fiscali anticicliche;
in assenza di un quadro programmatico, diventa fondamentale riconoscere il ruolo del Parlamento nel vincolare il Governo a specifiche azioni di politica economica, non potendosi ritenere sufficiente un rinvio implicito al Piano strutturale di bilancio a medio termine del 27 settembre 2024, soprattutto alla luce di un quadro geopolitico ed economico profondamente mutato;
secondo il PSB, infatti, l’Italia nel 2025 e 2026 si sarebbe concentrata sul conseguire la piena attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma nonostante la revisione del PNRR dello scorso 4 marzo, sul piano degli investimenti il 20 per cento dei progetti risulta in ritardo, con un livello di attuazione della spesa complessiva inferiore al 36 per cento (e pari a circa il 20 per cento per le opere infrastrutturali): secondo il Governo delle risorse stanziate per la Missione 7 «Repower EU» è stato speso l’1,45 per cento, della Missione 6 «Salute» il 18 per cento, della Missione 5 «Inclusione e coesione» il 18,6 per cento, della Missione 4 «Istruzione e ricerca» il 33,9 per cento, della Missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile» e Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» il 38,7 per cento e, infine, della Missione 1 «Digitalizzazione» il 52,2 per cento;
tra gli altri obiettivi indicati dal Governo nel PSB dello scorso anno è riportato, tra gli altri, il rafforzamento delle PMI, l’internazionalizzazione delle imprese e misure per la competitività, politiche di conciliazione lavoro-famiglia, potenziamento del sistema sanitario, attuazione dell’autonomia differenziata, Piano Mattei, investimenti nel sistema idrico, infrastrutture digitali, prolungamento dell’età lavorativa e potenziamento delle infrastrutture energetiche;
nell’Appendice VI al PSB di medio termine 2025-2029 il Governo ha dettagliato le principali riforme e investimenti volti ad aumentare il potenziale di crescita e resilienza che l’Italia si impegna ad adottare al fine di giustificare una proroga del periodo di aggiustamento di bilancio da 4 a 7 anni (articolo 14 del regolamento UE 1263/2024), indicando le seguenti aree interessate: giustizia, tassazione, ambiente imprenditoriale, PA, servizi di cura per la prima infanzia, spesa pubblica e razionalizzazione delle imprese a partecipazione pubblica;
tali generici ambiti di intervento non offrono rassicurazioni circa le prospettive concrete delle politiche economiche del Paese, ingenerando incertezza tra operatori economici, finanziari e famiglie;
dette incertezze risultano fortemente aggravate dalla prospettiva di una guerra commerciale globale, nonché dell’imposizione di dazi statunitensi sui prodotti italiani ed europei, posto che le esportazioni italiane verso gli USA valgono circa il 3 per cento del PIL;
il tasso di crescita del PIL reale per l’anno 2025 risulta dimezzato (0,6 per cento, contro l’1,2 per cento stimato dal PSB), così come l’anno 2024 si è concluso con una crescita dello 0,7 per cento, contro l’1 per cento stimato dal PSB nonostante l’impatto positivo del PNRR, dati peraltro ben inferiori al tasso di crescita di altri Stati europei a parità di condizioni esogene, come ad esempio la Spagna che avrà quest’anno una crescita del Pil del 2,5 per cento;
secondo alcune previsioni, le prospettive di crescita si attesterebbero su livelli ampiamente inferiori alle stime governative, con riduzioni che vanno dal -0,2 al -0,4 per cento nel 2025 e del -0,4/-0,6 per cento per il 2026;
il rapporto debito/Pil, già in aumento nel 2024 sul 2023, è previsto cresca ancora nel 2025 sino al 136,6 per cento e arrivi nel 2026 al 136,6 per cento;
in questo scenario di forte recessione le politiche del Governo si sono contraddistinte per un innalzamento delle spese dei singoli ministeri e della Presidenza del Consiglio con riguardo alle consulenze e agli uffici di diretta collaborazione (cresciuti in misura esponenziale) ma al contempo applicando ampli tagli alla spesa pubblica dei ministeri, riducendo così i servizi ai cittadini in particolare per sanità e welfare, per un valore di circa 2,8 miliardi di euro negli anni 2023 e 2024, di 2,3 miliardi di euro per il solo anno 2025 e di 900 milioni di euro dall’anno 2026, nonché di un contributo alla finanza pubblica ulteriore da parte degli enti territoriali pari a 570 milioni di euro nel 2025 che ha comportato aumento della tassazione locale o riduzione dei servizi sul territorio a scapito dei cittadini, circa 1,6 miliardi di euro annui per ciascuno degli anni 2026-2028 e 2,5 miliardi di euro per l’anno 2029 (per complessivi 7,8 miliardi di euro in cinque anni) cui ha fatto eco un paradossale aumento della pressione fiscale dell’1,2 per cento, dal 41,4 al 42,6 per cento in un solo anno;
il nostro Paese – a seguito del Piano per l’economia sociale approvato dalla Commissione europea nel 2021 e della Raccomandazione del Consiglio del 2023 – è chiamato altresì ad implementare il piano d’azione nazionale per l’economia sociale entro i 18 mesi successivi all’adozione della Raccomandazione, al fine di rafforzare la risposta a bisogni sociali crescenti e sviluppare modelli di sviluppo resilienti;
lo scarso quadro informativo offerto dal Governo, la definizione di priorità di intervento del tutto generiche, nonché il perseguimento di una politica economica del tutto paradossale, in cui si rinuncia alla politica industriale per aumentare la pressione fiscale, scoraggiare gli investimenti e al contempo ridurre la spesa sociale, il taglio di risorse agli enti locali, impongono di definire un piano di interventi preciso, condiviso col Parlamento e in grado di offrire prospettive di crescita al sistema-Paese, competitività e operatività alle imprese, oltre che salvaguardare concretamente il potere di acquisto e il benessere delle famiglie,
impegna il Governo:
1) a trasmettere alle Camere un DFP che tenga in debita considerazione le incognite derivanti dalle prospettive di una guerra commerciale e dell’imposizione di dazi statunitensi su prodotti italiani ed europei, nonché del nuovo piano di riarmo europeo annunciato nell’ambito dell’Unione europea;
2) ad adottare iniziative volte a ridurre la pressione fiscale anche solo al fine di condurla verso il valore medio dell’eurozona, nonché a scongiurare che gli ingenti tagli alla spesa pubblica operati dal governo pregiudichino servizi essenziali per la popolazione;
3) a definire in maniera dettagliata e aggiornata il quadro programmatico di politica economica del Paese e a trasmettere alle Camere ogni informazione utile in merito, avviando un percorso di elaborazione di un piano di interventi condiviso che preveda, oltre a misure di immediata attuazione, provvedimenti volti a garantire, nel medio-lungo periodo, l’incremento della produttività e dell’internazionalizzazione delle imprese anche attraverso forme di incentivazione di super/iper-ammortamento, il rafforzamento e la diversificazione delle filiere, ad implementare il piano per l’economia sociale, l’incentivazione del rientro in Italia del capitale umano di competenze oggi all’estero (cosiddetto cervelli in fuga), nonché la sburocratizzazione dei processi amministrativi ad ogni livello di governo;
4) ad accelerare, anche alla luce del carattere fondamentale delle relative risorse ai sensi del PSB, l’attuazione del PNRR e l’implementazione degli investimenti, aumentando la capacità di spesa dei soggetti attuatori e garantendo la consegna delle opere infrastrutturali nei tempi previsti, senza ulteriori ritardi o rinvii;
5) ad adottare ogni iniziativa utile a calmierare i costi dell’energia e a rivedere il decoupling del prezzo del gas e dell’energia elettrica per contrastare l’aumento delle tariffe, incrementare il mix delle fonti energetiche anche in un’ottica di ridurre il peso del costo dell’energia per imprese e famiglie;
6) ad adottare misure volte ad aumentare le risorse destinate all’istruzione, alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo dei giovani, anche sostenendo la formazione continua e il salario di ingresso, nonché approvare misure che escludano stage professionali gratuiti e lo sfruttamento del lavoro giovanile al fine di disincentivare la perdita di capitale umano;
7) ad aumentare le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale al fine di ridurre le liste di attesa e garantire in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale la prestazione degli stessi servizi ai cittadini e destinare risorse aggiuntive per la revisione degli stipendi del personale medico e sanitario (attualmente tra i più bassi in Europa).
(6-00178) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».
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